Roccasicura
Con i suoi 29 chilometri quadrati di superficie, Roccasicura è il quinto comune per estensione (dopo Vastogirardi, San Pietro Avellana, Carovilli e Pescolanciano) della Riserva.
Situato in un territorio submontano-montano, ha quote che vanno da un minimo di 443 m sul livello del mare (alla confluenza tra il Rio di San Leo e il Torrente Vandra) a un massimo di 1210 m (Monte Pian di Lago, lungo il confine con Carovilli).
In area della Riserva confina con Vastogirardi (a Nord) e Carovilli (a Est); al di fuori con Forlì del Sannio (a Ovest), Isernia (a Sud-ovest) e Miranda (a Sud).
I suoi abitanti, che si definiscono roccolani, festeggiano il Santo Patrono (Sant’Antonio da Padova) il 13 giugno.
A Roccasicura passa il tratturo Castel di Sangro-Lucera (parallelamente al confine nordorientale con il comune di Carovilli).
http://www.comune.roccasicura.is.it
Valenze storiche e culturali
(per la cartografia si veda la sottosezione “Il paesaggio culturale” nella sezione “La Riserva”)
Per poter meglio inquadrare tali aspetti nell’arco temporale della presenza umana nel territorio dei diversi comuni, abbiamo pensato di suddividerli in tre macroepoche: “Preistoria”, “Età sannitica” e “Dal Medioevo al presente”.
Nell’ambito delle attività connesse al progetto di ampliamento sono state, inoltre, ricreate alcune schede descrittive delle valenze archeologiche, storico-artistiche, demoetnoantropologiche e architettoniche presenti nel territorio dei diversi comuni, sulla base di quelle presenti negli archivi della Soprintendenza peri Beni Archeologici del Molise, realizzate per l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). A tali schede si farà riferimento nel testo inserendo tra parentesi il numero corrispondente. La codifica che individua le schede realizzate per il comune di Roccasicura è la lettera E seguita dalla numerazione progressiva.
Età sannitica
Una statuetta di Ercole (per i sanniti divinità protettrice delle sorgenti, dell’allevamento del bestiame e della transumanza, garantendo il diritto delle greggi al passaggio sulle vie che conducevano ai pascoli) databile al IV secolo a.C. rappresenta il reperto più antico ritrovato nell’area (nelle vicinanze di Fonte Felice presso il tratturo Castel di Sangro-Lucera), oltre a lucerne, laterizi e utensili in terracotta di età romana.
Del I-II secolo d.C. è invece una stele funeraria che potrebbe supportare l’ipotesi della presenza di un insediamento romano nella diramazione di uno dei percorsi che da Roma conducevano a Vasto (Histonium).
Più dubbia la presenza di una costruzione preromana in Piana dell’Olmo, sempre sul tratturo Castel di Sangro-Lucera, suggerita dalla presenza di massi disposti a formare una struttura quadrangolare.
Dal Medioevo al presente
Borgo fortificato dell’XI secolo, il castello che lo difendeva oggi è andato distrutto e quell’area risulta attualmente occupata dalla torre dell’orologio (scheda E007, XIV secolo), una delle torri circolari dei tanti rifacimenti della struttura castellana attrezzata prima dai normanni e poi dagli angioini. Un castello che aveva dimensioni notevoli, come sembra da quel torrazzo rotondo (ormai definitivamente inglobato in una casa che si affaccia sul versante occidentale della rupe) e che una volta doveva costituire il punto di massima difesa e di controllo della valle verso Forli del Sannio. Il paese antico si stendeva da questa parte, tant’è che ancora oggi tutto il piccolo borgo viene chiamato “la Terra”. Sul suo lato più facilmente accessibile sopravvive l’arco di San Rocco, resto della vecchia porta d’accesso, il campanile e i resti di un torrione sul lato occidentale del paese.
Degna di nota è la chiesa di San Leonardo di Limoges (1563, restaurata nei primi anni settanta del Novecento), contenente incassata nella parete a sinistra dell’ingresso un’acquasantiera (scheda E001) del 1550 con un rospo scolpito sul fondo, un altarino (dossale) (scheda E002), databile al XVI secolo, che ospita in posizione centrale la statua di Sant’Antonio di Padova (scheda E003), databile al XIX secolo, e, lateralmente, le statue di San Rocco (scheda E004), del 1789, e di Santa Maria Goretti. Risulta interessante anche un crocifisso ligneo (scheda E005) databile al XVI secolo.
Ruderi di un monastero attivo dal secolo XVII al XIX sono presenti in contrada Qualatieglio, alla base della collina di San Nicola.
Il Santuario della Madonna di Vallisbona (scheda E006, probabilmente edificato nel XIII secolo e più volte ristrutturato), con una campana realizzata dalla Fonderia Marinelli di Agnone nel 1756, è situato a poca distanza dal paese nella vallata che scende in direzione sudoccidentale verso il punto in cui confluiscono il Torrente Vandra e il Rio di San Leo. Possiamo definirla una “Vergine Arborea”, poiché la sua apparizione è secondo una leggenda legata ad un albero tra le cui radici sarebbe stata ritrovata da un pastore (o da una pastorella) una icona raffigurante la Madonna.
Per quanto riguarda le strutture esterne agli abitati veri e propri, il termine masseria, dal latino arcaico “massa”, era solito contraddistinguere la struttura organizzativa dei fondi rustici intesi come estensioni più o meno vaste di terreno impiegato per il pascolo degli armenti, come terre seminative, oliveti, vigneti, e munite solitamente di ricoveri in muratura. Il significato utilizzato nella nostra cartografia, e impiegato anche dall’Istituto Geografico Militare (IGMI) sulle Tavolette 1:25.000, è, invece, l’accezione più moderna: un edificio rustico a servizio delle attività agricole, all’allevamento del bestiame, al deposito di attrezzi e spesso adibito anche ad abitazione. In seguito ai cambiamenti culturali della prima metà del 1900, in particolare la meccanizzazione delle attività agricole, molte masserie “storiche” si trovano oggi in uno stato di quasi totale abbandono (se non come veri e propri ruderi) e quelle ancora utilizzate sopravvivono soltanto laddove sono presenti forme di allevamento tradizionali o gli edifici stessi sono stati oggetto di interventi di riqualificazione.
Tradizioni
Celebrazione della festività della Madonna di Vallisbona: la statua della Madonna viene portata in paese la prima domenica di settembre e tenuta nella chiesa di San Leonardo fino al sabato successivo (si ha così modo di celebrare un settenario di messe e preghiere), quando viene riportata nella chiesa di appartenenza e nella domenica seguente ha luogo la processione.
Per approfondire:
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