Vastogirardi
Con i suoi quasi 61 chilometri quadrati di superficie, Vastogirardi è il primo comune per estensione della Riserva.
In territorio montano, ha quote che vanno da un minimo di 620 m sul livello del mare (alla confluenza tra il Rio dei Ginepri e il Torrente Vandra) a un massimo di 1385 m (sui versanti verso Monte Cavallerizzo, situato nel comune di Capracotta).
In area della Riserva confina con San Pietro Avellana (a Nord-Ovest), Carovilli (a Sud-est) e Roccasicura (a Sud); al di fuori con i comuni molisani di Capracotta (a Nord), Agnone (a Est), Forlì del Sannio (a Sud) e Rionero Sannitico (a Ovest) e con quello abruzzese di Castel di Sangro (a Nord-ovest).
I suoi abitanti, che si definiscono vastesi, festeggiano il Santo Patrono (San Nicola) il 2 luglio.
A Vastogirardi passa il tratturo Celano-Foggia (in due tratte, divise dalla porzione che attraversa il comune di Carovilli).
http://www.comune.vastogirardi.is.it
Valenze storiche e culturali
(per la cartografia si veda la sottosezione “Il paesaggio culturale” nella sezione “La Riserva”)
Per poter meglio inquadrare tali aspetti nell’arco temporale della presenza umana nel territorio dei diversi comuni, abbiamo pensato di suddividerli in tre macroepoche: “Preistoria”, “Età sannitica” e “Dal medioevo al presente”.
Nell’ambito delle attività connesse al progetto di ampliamento sono state, inoltre, ricreate alcune schede descrittive delle valenze archeologiche, storico-artistiche, demoetnoantropologiche e architettoniche presenti nel territorio dei diversi comuni, sulla base di quelle presenti negli archivi della Soprintendenza peri Beni Archeologici del Molise, realizzate per l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). A tali schede si farà riferimento nel testo inserendo tra parentesi il numero corrispondente. La codifica che individua le schede realizzate per il comune di Vastogirardi è la lettera G seguita dalla numerazione progressiva.
Preistoria
In località Cerritelli, lungo la destra idrografica del fiume Trigno, sono stati rinvenuti numerosi frammenti archeologici di epoca preistorica. Il ritrovamento, effettuato durante una raccolta di superficie, è caratterizzato da industria litica, in particolare da 118 pezzi di non facile interpretazione. A causa della sporadicità dei reperti, della scarsa presenza di indicatori cronologici quali strumenti e schegge e di un’alterazione sulla superficie dei reperti (una patina profonda di colore giallo ambrato per via della lunga esposizione agli agenti atmosferici), la datazione ha richiesto uno studio lungo e approfondito. La maggior parte del materiale è stato attribuito al Paleolitico medio e al Paleolitico superiore, alcune schegge e nuclei, relativi ad un debitage opportunista, cioè a una lavorazione del nucleo per il solo ottenimento di schegge, non è stato ricondotto a un periodo cronologico ben preciso. Al Paleolitico medio appartengono 17 schegge (ascrivibili ad un metodo di scheggiatura Levallois) e nessun nucleo. La totalità delle schegge è caratterizzata dalla presenza di pseudoritocchi marginali e profondi che danno ai bordi un aspetto denticolato. Al Paleolitico superiore invece, sono state attribuite 3 lame. Le schede raccolte per i reperti provenienti dalla “località Cerritelli” sono 10 (7 schegge e 3 lame di selce).
Nella Carta dei beni culturali realizzata dal Dipartimento Interateneo di Pianificazione Territoriale e Urbanistica della "Sapienza" Università di Roma per la Regione Molise nel 2009, alla voce “beni archeologici” si riportano tra i “beni di interesse storico-archeologico” le località Cerreto, Villa San Michele e Monte di Mezzo (in tutti i casi il riferimento è al Piano Paesistico adottato dalla Giunta Regionale del Molise con deliberazione n. 1934 del 18 marzo 1991).
Età sannitica
Il tempio sannitico sorge in località Sant'Angelo a una quota di 1150 m. Il tempio si trova a ridosso di un pendio, ed è stato edificato all’interno di una struttura muraria di contenimento in opera poligonale, secondo lo schema adottato anche per l’area sacra di Pietrabbondante. L’area sacra costituisce il secondo sito di interesse di un itinerario indicato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise come “Vie del sacro” iniziato al santuario-tempio di Pietrabbondante e che prosegue poi verso l’insediamento fortificato di Carovilli e le mura poligonali di Santa Maria dei Vignali a Pescolanciano.
Resti di edifici residenziali abbandonati all’inizio del I secolo a.C. sono stati individuati in località Ponte San Mauro e nei pressi della vicina Masseria Patete. L’area interessata da questi ritrovamenti è soggetta a vincolo paesaggistico con motivazioni archeologiche emesso ai sensi dell'art. 142 c. 1 lettera m del D.lgd 42/2004 tramite Decreto Dirigenziale n. 34 del 06/12/2011 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione regionale per i beni Culturali e Paesaggistici del Molise.
Dal Medioevo al presente
Vastogirardi rappresenta uno dei rari esempi di borgo medievale fortificato caratterizzato da un andamento irregolare che racchiude un’ampia corte oblunga. Il borgo è un nucleo, ancora abitato all’interno, del quale è possibile notare il palazzo, attualmente visibile, ove un tempo risiedeva il feudatario e la chiesa di Nicola di Bari, fulcro religioso della comunità. La chiesa si trova nel punto più elevato del borgo e l’intero impianto castellano si sviluppa in maniera unitaria con allineamento delle abitazioni intorno al perimetro della corte. Le mura che contengono il borgo medievale sono caratterizzate da un’altezza costante, e la loro continuità è spezzata solo dalla presenza di due torrette: una a pianta circolare, posta sul lato settentrionale, e un’altra a pianta poligonale, presso la porta principale di accesso al borgo.
Mancano torri sul lato meridionale, probabilmente per minori funzioni difensive. Le due porte d’accesso si trovano sui due opposti crinali del colle, quella principale sul lato nord-occidentale e quella secondaria sul lato sud-orientale. La porta principale era stata inizialmente fortificata con un torrione, che poi divenne un donjon e cioè la residenza del feudatario, resa esplicita attraverso la realizzazione di una facciata di rappresentanza.
La porta sud-orientale, rivolta verso l’abitato reca un’epigrafe dalla quale si apprende che nel 1691 Carlo Petra fece restaurare le abitazioni ed il palazzo baronale.
Nella seconda metà del XII secolo, Vastogirardi fa parte del Principatus Capuae. Nel 1270 Carlo I d’Angiò concede Vastogirardi a Raimondo di Maleto, nel 1330 il feudo è dei Cantelmo e nel 1384 la regina Margherita di Durazzo dona il feudo ad Andrea Carafa, conte di Forlì del Sannio. Alla fine del XVI secolo finirà nelle mani dei Petra e successivamente sarà di proprietà dei d’Alessandro di Pescolanciano, fino al XVII secolo.
La chiesa di S. Nicola di Bari (databile al XV secolo, restaurata nel 1702), possiede un portale del 1752 (scheda G001), una lapide commemorativa del 1725 (scheda G002) che ne ricorda la consacrazione da parte di Monsignor Alfonso Mariconda (vescovo della diocesi di Trivento dal 1717 al 1755), una bella acquasantiera da parete in marmo scolpito a forma di conchiglia ed edicola (scheda G003) del 1749, e un affresco databile al XIX secolo (scheda G004) purtroppo molto rovinato.
Il Castello e il Palazzo Selvaggi (1714) con annessa scuderia sono presenti nell’elenco dei beni immobili sottoposti a vincolo con atto di tutela della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico del Molise (Atti di tutela del 09/08/1989 e del 09/12/1992 per il Castello; Atto di tutela dell’11/09/2003 per Palazzo Selvaggi).
Per quanto riguarda le strutture esterne agli abitati veri e propri, il termine masseria, dal latino arcaico “massa”, era solito contraddistinguere la struttura organizzativa dei fondi rustici intesi come estensioni più o meno vaste di terreno impiegato per il pascolo degli armenti, come terre seminative, oliveti, vigneti, e munite solitamente di ricoveri in muratura. Il significato utilizzato nella nostra cartografia, e impiegato anche dall’Istituto Geografico Militare (IGM) sulle Tavolette 1:25.000, è, invece, l’accezione più moderna: un edificio rustico a servizio delle attività agricole, all’allevamento del bestiame, al deposito di attrezzi e spesso adibito anche ad abitazione. In seguito ai cambiamenti culturali della prima metà del 1900, in particolare la meccanizzazione delle attività agricole, molte masserie “storiche” si trovano oggi in uno stato di quasi totale abbandono (se non come veri e propri ruderi) e quelle ancora utilizzate sopravvivono soltanto laddove sono presenti forme di allevamento tradizionali o gli edifici stessi sono stati oggetto di interventi di riqualificazione.
Ulteriore testimonianza di quanto l’area della Riserva fosse legata alla vita pastorale sono i Tholoi (al singolare tholos): strutture in pietra utilizzate come ricovero per gli animali, e per l’uomo, in caso di avversità. Si presentano con una configurazione per lo più circolare nell’area della Riserva e realizzati in pietra con la tecnica a secco. La struttura è realizzata disponendo concentricamente le pietre e costruendo circonferenze sempre più ridotte, in modo tale da chiudere infine la struttura del tholos con lastre di pietra lisce e sottili.
Come trovarne uno: in prossimità del campo sportivo proseguiamo sulla piccola strada asfaltata che si spinge verso la località le Coste (rimboschimento), poi prendiamo la piccola strada asfaltata che si collega con la Strada Provinciale Montesangrina - Secondo Tratto; il tholos è situato a circa 290 metri, in direzione sud-ovest, dalla "Masseria Baldassarre". Un complesso di tholos e stazzi è presente invece in prossimità della località "Montagnola", un piccolo rilievo situato nelle vicinanze della Strada Provinciale Montesangrina - Terzo Tratto, a circa 2,5 km da Vastogirardi in direzione di San Pietro Avellana.
Tradizioni
I primi due giorni di luglio si festeggia la ricorrenza della Madonna delle Grazie con la sacra rappresentazione del volo dell’angelo. Si tratta di una delle rappresentazioni più suggestive della religiosità popolare italiana, che coniuga culto e spettacolo. A Vastogirardi la tradizione del volo dell'angelo non è molto antica: per quanto documentato dalle fonti locali la prima edizione risalirebbe al 1911. Probabilmente si tratta di un'usanza tramutata da alcune culture e trapiantata nella località alto molisana ad opera di Vincenzo Nicola Liberatore, classe 1864, il quale sicuramente era stato spettatore di questa sacra rappresentazione dell'Annunciazione in uno dei suoi viaggi effettuati fuori dal circondario per rifornire l'emporio che la famiglia aveva in paese. Costui, all'esordio del Novecento volle far ampliare la cappella dedicata alla Vergine delle Grazie. Dopo una decina di anni di lavori la cappelletta si trasformò in una bella chiesa e per l'inaugurazione dell'ampliamento dell'edificio si celebrò l'evento in modo sacro e spettacolare allo stesso tempo. All'epoca si pensò di creare un sistema di carrucole, le quali collegavano la chiesa a una casa difronte essa. Tale impresa creò incertezza negli abitanti di Vastogirardi tanto che Vincenzo Nicola Liberatore decise che a interpretare il ruolo dell'angelo fosse la figlia Maria Carmela. La cerimonia riscosse molto successo, ma negli anni successivi non fu ripetuta (fino al 1921) poichè Liberatore, indebitato per via delle spese sostenute per la ristrutturazione della chiesa, emigrò nelle americhe. Negli ultimi decenni la rappresentazione ha trovato uno svolgimento più regolare, e l'angelo viene sempre interpretato da una bambina di età compresa tra i 4 e i 6 anni, vestita con un abito di scena (tunica monocolore e ali colorate), e viene saldamente legata a un cavo d'acciaio sul quale viene fatta scorrere per circa 40 metri recitando una preghiera di ringraziamento alla Vergine.
In occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate (17 gennaio) vengono accesi i “Fuochi di Sant’Antonio” in varie piazze e vicoli del borgo antico.
Per approfondire:
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